Ha avuto grande successo di pubblico e di critica, al Tribeca Film Festival, The last poker game, un film particolare perché scritto e diretto da uno sceneggiatore e regista alquanto inconsueto: Howard Weiner, professore di Neurologia alla Harvard Medical School, una celebrità internazionale per i suoi studi e la sua attività clinica nel campo della sclerosi multipla, dell’Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative.
Non è facile iniziare una nuova carriera a 72 anni. Ma Wiener aveva scritto una storia avvincente, che si svolge in una casa di riposo per anziani, un thriller raccontato con ironia e una profonda conoscenza della terza età. “Quello che mi ha convinto – spiega Eddie Rubin, il produttore, che ha rischiato sul film un milione e mezzo di dollari – è la capacità di Wiener di affrontare il problema della vecchiaia da un’angolatura originale, che nasce dalla sua profonda conoscenza e dimestichezza con gli anziani e i malati: non li commisera, né li mette su un piedistallo, come avviene nella maggior parte dei film di Hollywood. Wiener affronta, senza pregiudizi, i desideri, la sessualità, le meschinità, le paure ma anche la voglia di vivere e di divertirsi che sono presenti a tutte le età”. È stata proprio questa prospettiva inusuale ad attirare attori famosi, come Martin Landau, premo Oscar e purtroppo deceduto il mese scorso a 89 anni, e Paul Sorvino.
Non è facile per un neofita dirigere un film. Al di là del talento artistico, ci sono i problemi tecnici delle riprese, delle luci, del lavoro con gli attori, del montaggio, della colonna sonora, della postproduzione. Dimostrando una plasticità cerebrale, un coraggio e una incoscienza da adolescente, Wiener ha superato con successo tutti gli ostacoli, grazie anche a un mentore d’eccezione: Walter Kleinhard, regista, scrittore e produttore, che insegna sceneggiatura all’Emerson College e che si innamorò a prima vista del soggetto. “Cercai di dissuadere Howard dal dirigerlo lui stesso – racconta – ma è un uomo che non accetta un no come risposta. Alla fine ha vinto lui… e aveva ragione”.
Gli autori sono alla ricerca di un produttore che lo distribuisca sul grande schermo, altrimenti finirà probabilmente su Sky o su Netflix. Tenetelo d’occhio…
Intanto Wiener sta lavorando al suo prossimo film, senza peraltro tralasciare l’insegnamento e il lavoro con i malati. Un esempio da mostrare a chi pensa che l’invecchiamento corrisponda a un inevitabile declino, fisico e mentale.
Questa notizia è stata pubblicata sulla nostra newsletter del 22 agosto 2017. Se vuoi ricevere la nostra newsletter iscriviti qui!