Mercoledì 9 marzo, ore 18.00 – con Stefanos Demertzis, primario di cardiochirurgia presso il Cardiocentro Ticino di Lugano, professore associato presso l’Università di Berna, l’Università della Svizzera Italiana, Lugano.
Cuore e cervello: un dialogo insospettato. Il cuore – si dice – ha ragioni che la ragione non conosce. E infatti per secoli il cuore è stato considerato sede dell’anima e delle emozioni. Innumerevoli scoperte successive nel campo delle neuroscienze e delle scienze cognitive hanno però dimostrato il ruolo determinante del sistema nervoso centrale nell’insorgenza e nella regolazione delle emozioni, declassando il cuore a una mera pompa, seppur cruciale per la sopravvivenza degli esseri umani. Oggi però, grazie alle ultime scoperte, si torna a porre molta attenzione a questo organo, e al fitto e inaspettato dialogo che intrattiene con il cervello.
Mercoledì 16 marzo, ore 18.00 – con David Sander, direttore del Centre Interfacultaire en Sciences Affectives (CISA – Università Ginevra) e Marcello Mortillaro, Capo dell’Unità di ricerca di Scienze affettive applicate del CISA.
La rivoluzione delle emozioni. Considerate fino a non molti anni fa, dalle stesse scienze sociali, poco più che un ostacolo per la mente, le emozioni si sono poi imposte come oggetto di studio della ricerca scientifica, tanto che nel 2005 – e proprio in Svizzera – è stato creato il primo Centro di ricerca al mondo dedicato allo studio interdisciplinare delle emozioni, il CISA, Centre Interfacultaire Sciences Affectives –Université de Genève. Qui lavorano 120 ricercatori provenienti dalle discipline più disparate: neuroscienziati, filosofi, psicologi, ricercatori in scienze sociali e medicina, economisti, etologi, giuristi, ricercatori informatici. Con il direttore e il responsabile dell’Unità di ricerca del Centro faremo il punto sullo stato dell’arte delle ricerche in questo vasto ambito.
Mercoledì 23 marzo, ore 18.00 – con Giuliano Boccali, indologo, già professore presso l’Università Cà Foscari Venezia e Università degli studi Milano.
Educare le emozioni? Le vie dell’Asia (India e Giappone). Il cervello, la mente? Vanno educati, è ovvio. E le emozioni? In Occidente si pensa che sia impossibile, per gli Orientali invece, l’organo del pensiero non è il cervello, ma il cuore, abitazione pure di altre facoltà, E il cuore si può educare. L’indologo Giuliano Boccali, uno fra i massimi esperti di cultura e letteratura indiana, ci offrirà una serie di riflessioni sul diverso modo in cui le culture e le società occidentali e orientali guardano alle emozioni e al cervello, e al rapporto che intercorre fra essi. Verrà così messo in luce il pregiudizio tutto occidentale per cui le emozioni non sarebbero educabili (se mai si parla di reprimerle o di lasciarle manifestare senza freni), a fronte di pratiche ormai millenarie in India o in Giappone intese a coltivarle e raffinarle.
Mercoledì 30 marzo, ore 18.00 – con Giorgio Vallortigara, professore di Neuroscienze presso il Centre for Mind-Brain Sciences dell’Università di Trento, di cui è stato anche direttore.
Cosa dicono di noi le emozioni degli animali. In che misura il mondo emotivo degli animali a noi più vicini, è simile al nostro? E cosa ci può dire della nostra evoluzione e del nostro modo di considerare gli altri esseri viventi? Con Giorgio Vallortigara allargheremo ancora di più lo sguardo sulle emozioni. Autore di numerosi studi e pubblicazioni, tra le più recenti Pensieri della mosca con la testa storta (Adelphi, 2021), e Born Knowing (MIT Press, 2021), Vallortigara ci aiuterà a capire cosa dicono di noi le emozioni degli animali, tra antropomorfismo e “antropodiniego”.
Mercoledì 6 aprile, ore 18.00 – con Moshé Bar, neuroscienziato, Direttore del Cognitive Neuroscience Laboratory at the Gonda Multidisciplinary Brain Research Center presso la Bar Ilan University, Tel Aviv.
La mente vagabonda. Chi di noi non ci ha mai fatto caso? Tutti noi maciniamo pensieri in continuazione, anche quando non ne siamo consapevoli; ma come è possibile che a questo vagare per lo più inconsapevole da un pensiero all’altro il nostro cervello dedichi fino al 47% della sua attività? Moshé Bar, uno dei più eminenti neuroscienziati cognitivi della sua generazione, ci parlerà di come e perché il nostro cervello sia costantemente attivo, anche quando siamo svegli e non ci rendiamo conto che stiamo macinando pensieri; frutto di questa pluriennale ricerca, è il lavoro recentemente pubblicato di Bar, Mindwandering. How Your Constant Mental Drift Can Improve Your Mood and Boost Your Creativity.